Le cosiddette Cinque Rocce sono cinque emergenze di arenaria affioranti dal terreno la cui caratteristica è quella di presentare le superfici in buona parte ricoperte da incisioni rupestri di vario genere, in buon stato di conservazione. Si trovano in una posizione isolata rispetto alle strutture abitative della Spina Verde, in un terrazzo a mezza costa di un pianoro ripido.
Le incisioni rappresentano principalmente “coppelle”, vale a dire conchette emisferiche di varie dimensioni, alcune notevoli, ottenute dalla sfregamento della roccia con strumenti litici o metallici. Queste sono state incise senza un ordine ben preciso e la maggior parte di queste sono unite tra loro da piccoli canaletti i quali forse potevano servire per favorire lo scorrimento di liquidi connessi a motivi rituali (acqua o altri liquidi, forse anche sangue sacrificale). Probabilmente furono incise allo stesso scopo anche le coppelle più grandi, le cui dimensioni arrivano a formare persino vaschette. La cosiddetta Roccia 3 è divisa in due da un solco artificiale profondo (ve ne sono altri due, paralleli, meno evidenti), in cui sono visibili i segni lasciati dagli strumenti utilizzati per il taglio. La Roccia 4 è l’emergenza più imponente, sia per lo sviluppo in altezza, sia per la posizione a strapiombo sulla valle sottostante (a suo tempo fu definita la “Roccia Madre” ed ha un solco artificiale piuttosto profondo, largo circa10 cm, la taglia lungo il crinale. Notevoli sono le incisioni di tipo figurato presenti sulla Roccia 5: una pregevole raffigurazione di un serpente, con corpo sinuoso e testa ben evidenziata e un’incisione lineare somigliante ad una sorte di fiore trilobato o forse a due ellissi incrociate tra loro.
Per ciò che riguarda eventuali ipotesi di utilizzo dell’area si può supporre che la zona delle Cinque Rocce, considerata la particolare posizione isolata, oltre la quantità e la qualità delle incisioni, poteva avere per gli antichi abitanti della Spina Verde una notevole importanza cultuale-religiosa, il cui significato, ai nostri giorni, è pressoché sconosciuto.
Attualmente l’area in questione è situata all’interno di una proprietà privata, non fruibile nè visibile a causa di un’alta recinzione.
GPS: N 45° 48’ 09” - E 09° 03’ 39”
Bibliografia essenziale.
- Barelli V. “Villaggio preromano di Rondineto”, in RAC, fasc. 11, luglio 1877, pp. 14-15.
- Magni A. “Pietre cupelliformi nuovamente scoperte nei dintorni di Como” in RAC, fasc. 43 e 44, 1901, pp. 50-51, tavv. XVIa-XVIb-XVIIa-XVIIb, dal 32 al 38.
- Luraschi G., Martinelli P.U., Piovan C., Frigerio G., Ricci F. “Insediamenti di Como preromana” in RAC, fasc. 150-151, 1968-1969, pag. 232, evidenza 50.
- Luraschi G., Martinelli P.U., Piovan C., Frigerio G., Ricci F. “Insediamenti di Como preromana. Aggiornamento” in RAC, fasc. 152-155, 1970-1973, pag. 164, evidenza 75.
- Priuli A. “Incisioni rupestri nelle Alpi”, Priuli & Verlucca ed., Ivrea, 1984, pag. 123, categorie 52.
Alivernini S. “Le Cinque Rocce” in Archeologia - Il passato presente, n. 2, 2007, pp. 4-15.